venerdì 6 marzo 2009

PRAGA

Non c'è timidezza ad orologeria
che ti consegni le sillabe non dette.
dagli occhi tracima la luce di imperfette
cantilene erotiche a tratti inespresse
Rivoglio Praga e la sua magia
rivoglio Praga e le sue fate
Il mare è solo uno specchio cianotico
dove tutti abbiamo gli occhi blu
Rivoglio Praga e gli anni andati
Rivoglio Praga e i suoi sortilegi
Cerchi anche tu gli amori antibiotici
mentre tossisci la tua ribellione
Riordino i miei lunedì
quasi adagiato sul greto moldavo
rubo sorrisi per quattro corone
suono ubriaco banchettando col destino
Sfilo i tuoi collant e cerco il piacere
muto e sognante come mi vuoi
allungo la lingua proteso nel vizio
sbucciando libido mi beo dei suoi frutti.
Cercami nei margini ingialliti di una foto
nei mozziconi dentro quel bicchiere
mentre avvizzisce ogni fermento
tra le lenzuola da allora sempre uguali
tra le ali imbrattate di vaselina
e ognuno di noi sarà quello che non c'era.

sabato 21 febbraio 2009

LES POST-DECADENTS

Parco giochi deserto,
non si muove che il nulla
tra le ombre del tempo
trascolora la realtà.
Negli schianti lisergici della luna
non ci siamo che noi,
tra la natura che dorme
parcheggiata in doppia fila
a parlare dei sogni lasciati a metà
del nostro galleggiare a mezz’aria
come spore cortigiane
concesse al vento che le strappa al suolo
e le nega al cielo, al cielo quello vero.
Il mio volto è in un mare in tempesta
nel tuo sorriso di candeggina
negli specchi delle anoressiche
nei parquet di coltelli
su cui camminiamo con le nostre all star
nel sorriso dei papaveri
ingozzati di oppio.
E nel paradiso di cemento
attorno a questo parco
pianteremo mille spaventapasseri
per ripararci dentro questa tasca.
E poteremo le rose
nei giardini segreti
delle nostre scopate.
Ho disfatto il letto
della mia ribellione
ho ingurgitato
tutta la placenta
Nasce un’alba più bella delle altre
ma il fiore azzurro non l’ho più trovato
Mentre il nulla mi prende la mano
sgozzando l’aria
volo lontano.
Un fardello di luce sbiadita
Scivola via tra le mie dita
E tu,mia dea,in un sogno smarrita
Ascolta il nulla:ti parla di me.

CONVERSE E COINTREAU

Il cielo abbottonava il suo cappotto grigio
mentre il bouquet di diamanti della notte
diventava l'esca per mille amanti
più ghiotti di noi di buio e sortilegi.
Le bugie danzavano su tavole e velluto
e noi salivamo a fatica gli scalini
e le parole avevano il peso di un revolver.
Non ebbi mai il coraggio di puntarlo.
Ed ero stanco di ricamare chiodi rossi
su quella luna macchiata di negroni
Non smisi un attimo di fissare
le mie converse sporche e logore
mentre tu bevevi il tuo cointreau.
Sentimmo il peso delle nostre spalle
baciammo il gusto di albe con le rughe.
Mi sento cieco quando non mi guardi
mi sento sordo quando non mi parli
mi sento inutile qundo non sorridi.

NAFTALINA

Sei tra i ricordi che tengo in cantina
e forse la polvere è amore svanito
ha disattivato la naftalina
che preservava un sorriso ammuffito
L'odore acre mi stupra il naso
voglio sudare via ogni scoria
ritagliare farfalle di raso
dai fotogrammi di fine storia

Non ho arredato i miei vasi con fiori
né la tua grottesca semplicità
coi miei grovigli di spine e colori
di dissonanti sonorità

Negli ecomostri della mia cantina
incollo biglie di naftalina
e il sole cessa la sua corsa
dirottandomi nella tua morsa

Oggi la sera è dolce compagna
Nel suo mare ogni cosa bagna
Nel suo mare il dolore annacqua
Un braccio della luna cade sull’acqua
e tremando pare accarezzarti
bianche schegge su orizzonti sordi
bianche schegge argentano i ricordi
fino a seppellirli, fino ad ammazzarti.

BALLARO'

La giacca della notte
esalta il sorriso dei lampioni
e quando un unico nero
bacia cielo e terra
il pianoforte della vita
ha le note dello strepitio
di boccali che abbaiano alla gioia.
Sfioro l'asintoto dell'assoluto
allungandomi in punta di piedi
spavaldo e dissoluto.
Abiti di vetro vestono
meraviglie dorate
che si spogliano nelle nostre bocche.
C'è una strada che porta dentro me
Ballarò è la poesia di se stesso
e parla arabo, europeo, africano
Ballarò è un'orgia di occhi e fiati
e parla all'anima di sporco e di baccano.
Dee dalle gote vermiglie
si sdraiano su letti verdi
e si concedono all'asfalto e al rossetto
a lingue di nicotina
a gole di nebbia nuda
mentre il caos ubriaca
nei suoi fiordi cuori zingari
e il cielo miagolando
preme il suo coperchio
ballarò disarma il tempo
che ha proiettili di dubbio e rabbia.
Il piovoso inverno delle parole
ornerà di frutti il nostro giardino.

LA BALLATA DELLA PRECARIETA'

Nello specchio lucente e falso
si cela una macchina già al collasso
Sento l'eco di fasti e brindisi
di virtuosi autoproclamatisi
atenei immuni alla crisi.
Giochi tortuosi la nostra paralisi,
e un tempo la crisi era per carestie,
oggi per speculazioni e manie.

Oggi che siamo tutti precari,
oggi che siamo tutti più schiavi
rimpiangi la caduta dei fari
dei fari rossi che tanto odiavi.

Questa mia terra è una prigione
gran bella gabbia: intorno c'è il mare
e mentre chiediamo retribuzione
un'altra parte di te scompare

Sventola lieto il tuo tricolore
là dove espatria un ricercatore,
dove lo scettro è in mano al politico
alla velina e al calciatore.

Dove si taglia ad arte e cultura
alfieri scomodi alla dittatura
dove lo stato inciampa e tramonta
e paghi dazio al bastardo che conta

E quando i nani diventano otto
ci spetta un inverno senza cappotto
se poi i nani divengono nove
ti trovi nudo nel giorno in cui piove

e piove al nord, grandina al sud
via gli atenei, volete i fast-food
Vorrei i tornelli nel parlamento
piango su mostri di ferro e cemento

Vedo processi modificati
fatta la legge trovato l'inganno,
depenalizza un po' di reati
un nuovo decreto salva-tiranno

Paghiamo in dieci le tasse di cento,
ma l'evasore è protetto e contento
Sventola fiero il tuo tricolore
mentre nel freddo c'è gente che muore
e la salvezza è un inceneritore:
ti dà energia, denaro e tumore.
Non morirai da disoccupato
ma muori orfano dello stato.

OBIO CHIMICO

L'oblio chimico si scopa la noia
ed emana profumi corrosi
dalle labbra screpolate dell'anima
rancori asfaltati dal disincanto vedo sfumare
su binari che ammutoliscono all'orizzonte
le scarpe portano i miei passi fino a casa
il mio aguzzino ha i miei stessi occhi
sono seduto nella mia scatola senza pareti
e giunge l'ora di ammainare i miei pensieri
perchè ombre cinesi
si slargano
nel tempo e nello spazio
su una parete che non c'è.
E l'eco di ciò che sento
ha il sapore di quello che mi manca.

PRINCIPESSA D'ASFALTO

La nebbia artificiale
è sputata nel turchino
di un cielo zincato
da una melassa
di latta liquida.

Le strade si colorano
di voci e benzina
Le vetrine ingoiano
gli occhi dei passanti

Ebbri di motori fumanti
i nostri nasi invecchiati
ti toccano le cosce,
principessa d'asfalto.

sopra il tappeto liquido
d'occhi e lamiera
il gracidare di piatti
prepara alla sera.

fiori di ruggine
su una rizla grigia
si sdraiano avvolti
nella loro pira.

e abbiamo spezzato i girasoli
in cerca del padre caldo
sotto le dita da giocolieri
nella muffa dei nostri soldi.

CLOCHARD

Nel retrobottega dei pensieri che rattoppo
c'è già una bambola senza occhi che ha il tuo stesso nome
E mangia briciole di amore friabile, tabacco e bolle di sapone
Siamo invaghiti di sirene di polistirene
che sbraitano stonate le loro cantilene
innamorati del whisky che ci rende il sangue a bassa densità
nelle note di quei dischi vedi sputtanata esangue la tua intimità
e trovo sciocco che il mio cuore abbia il ritmo di un carillon
e trovo sciocco il tuo vestito e il tuo patetico bon-ton
c'è chi sceglie tra allegria e la raffineria
tra un business plan aziendale e un bicchiere in Vucciria
Gesù è un ansiolitico, non prenderlo se poi ci bevi sù
Questa mescolanza di fegati infiammabili
genera sentieri invalicabili, e più totem che tabù.
sinestesia per me è vedere il fa# viola
il germe che ti affascina è non restare sola
e quando calarsi le braghe assume la stessa funzione
di indossare camice, guanti e maschera di protezione
devo aver lastricato la noia a forma di me e di te
nell'estasi di un marciapiede quando ghettizzati ci si siede
ad invidiare i clochard, ad invidiare i clochard
stanchi di tutto quel phard, ad invidiare i clochard.

GALLEGGIO NEL SOLE

Nei tuoi occhi bituminosi
si celano diamanti di sonno
come pellicole stinte dal sole
gomitoli di capelli
si snodano sulle spalle
e si preparano a sbranare
l'azzurro velo
che ora deflagra

galleggio nel sole
ed è lieve condanna
negli occhi del sole
analgesico e lieve

nel pallore di notti insonni
ho giocato randagio
della luce di adesso
partecipo anch'io
è un cavallo a dondolo
l'infinito
appeso agli occhi del sole
non una parola ci scambiammo
nel silenzio
tutti drogati
da quel vuoto inarrivabile

negli occhi grigi dei palazzi
che spettinano il cielo
nasce lo stupore
e metto i jeans alle mie parole.

NUOVI ORIZZONTI OLTRE LA NOIA

Nel sole fuso che non posso bere
danza una fata, scomposta e drogata
che muore invano tutte le sere
e piange liquori di pelle cromata

noto vertigini e spio dalla porta
le ombre si allungano fino a toccarsi
lei, Paranoia si tocca nascosta
e coi primi gemiti inizia ad amarsi

nei paradisi imperfetti dell'alcool
vedi puttane imbrattate di talco
e nella giostra dei sopravvissuti
tieni per mano i silenzi che scruti

regalami nuovi orizzonti oltre la noia
un mondo in cui tutti partiamo da zero
in cui progresso è darsi la mano
e non ghettizzare chi va più piano

regalami gli occhi randagi e il sole tzigano
piscia sul fascio e l'orgoglio padano
e sia il diverso, per razza o cultura,
una ricchezza e non più spazzatura

non voglio dare il culo alla patria
credo alla gente, non alle bandiere
vorrei una lotta più seria alla mafia
e non ai giudici e alle fattucchiere

nel sole fuso che non posso bere
danza una fata vestita di rosa
che muore invano tutte le sere.
è la speranza che cambi qualcosa.

TIRATORI SCELTI

Nelle terapie fallimentari a cui ti sottoponi
la nostra vittoria psichedelica
è rubare un po' d'inchiostro
E la tosse tisica del sole forse è figlia del progresso
comprati il diritto a non produrre
piove sulle tue rinunce

Gli aristocomunisti sono un curioso dilemma
cerchi opposizione e trovi solo concorrenza
nelle insegne al neon di negozi paga-pizzo
tutti loro credono sia scritto il tuo futuro
ma non ho regali di natale per nessuno
oggi non c'è antidoto per l'idiosincrasia

Il rasoio della vanità sulla nostra pelle
ha disegnato solchi che ci rubano il sorriso
Alla bulimia delle banche tu consegni il tuo sudore
mi hanno disarmato,cancellato e non li posso denunciare
e quello che cerchi è andato fuori produzione
e l'unica salvezza è di chi recita un copione

E hanno analizzato i nostri vizi ai raggi X
ci hanno violentato tra carezze i loro spot
nei sogni usa e getta sulle note dei carillon
tiratori scelti contro la tua fantasia
mirano al cervello e mai al cuore
mirano al cervello e mai al cuore

bisogna essere metodici anche quando si è lunatici
bisogna essere metodici anche quando si è lunatici

CORIANDOLI DI LUCE

Ed io ti scovo
nel mantello di sabbia ed estasi
delle spiagge di luglio
io ti scovo
nelle note mute del silenzio

io ti scovo
nei pensieri imbrattati di argento e fango
nel battesimo rosso di notti d'amore
negli scarabocchi di chitarra notturni
nell'oro liquido di birre a ballarò

io ti scovo
nell'alcova dei gemiti e dell'incanto
nella rivincita dei senzatetto
quando un sistema collassa
nelle collane di muschio e di potassa

io ti scovo
nei tumulti e nelle ribellioni
nei natali sabotati
negli ultimi caldi che rubiamo al sole
nella fuga dalla mediocrità

io ti scovo
tra mani stanche di farsi la guerra
oggi che la rabbia è evaporata
e non è esplosa, senza un perché
mi tira addosso coriandoli di luce
mi tiri addosso coriandoli di luce.

I NOSTRI PASSI, LOBOTOMIA

E si poetava nella gabbia
di plastica e cemento
nei sorrisi sporchi
dei despoti di amianto
e ci parlò la rabbia
con la sua bocca amaranto
quando pensare
fu messo fuorilegge.
ci diedero un futuro niente male
protetto da segreto industriale
nei liberi mercati
di monopoli legalizzati
lustravi scarpe
pronte a colpire il tuo culo
ancora una volta.
comprammo le nostre scelte
con carte prepagate
tra "ti amo" tossici
ad aziende imparruccate.
Nei cervelli insonorizzati dalla televisione
non si vedeva traccia del nostro ottobre rosso
mentre annoiati stavamo a guardare
un pezzo di sogno privatizzato
da imprenditori senza portafogli
E il narcotico mediatico iniettava la sua dose
"io sono l'imprenditore dio tuo
io sono l'imprenditore dio tuo
io sono l'imprenditore dio tuo
non avrai altro ladro all'infuori di me"
E il narcotico mediatico arruolava nuovi servi
e fu slogan, fu inno, e poi lobotomia
noi eravamo la sola anomalia
pilotavamo un battello in avaria
e i nostri passi
i nostri passi
i nostri passi
non li sentimmo più.

SUI COLLANT

Sbronza di liquami scuri
ritagliati sul fondo di bicchieri
e su anime ammaccate
dai pugni del sospetto.
La mia mano si posa
sui collant della mia donna.
I lampioni sputano il loro oro
ed imbarazzano il mio buio acido
Scruto le ossa trasparenti
dei miei ospiti indesiderati
Vorrei segarle una ad una
laddove nascono i fiori dell'indifferenza
Oggi il tuo profumo è in trappola
E la tua carne dà geometria ai miei spasmi
Oggi immergo la voglia
in quella stoffa rosella pallido
in cui nuotano i tuoi seni ed i miei spermatozoi
Mi piacerebbe, non sai quanto,
ridisegnarne i tratti col mio tocco
E il chitarrista ingordo
con schiaffi sulle corde
la sua puttana tutta notte suonò.

ABSYNTHESIS

Nel neon della follia
verde eutanasia
mi regali amnesia
e mi vesti di te.
Distorti i tuoi tabù
io ti guardo
con occhi languidi.
Nascondo sogni
che non rivivremo più
quello che vivo adesso
è un verde deja-vu
ora annientami.
Fotofobia
galleggia senza peso
Ninfe anoressiche
mi seducono
Preservo i sogni
in gocce di vertigine
la luce infetta
l'aria che inalo
Mi annienta
Estatica bugia
malattia
la luce mi odia
mi odia.
Verde velluto isterico
puzza di vuoto alcoolico
schianti alogeni
sole sintetico
Nel neon della follia
con la bocca sporca
del sangue del sole
Fisso il mio rifiuto
nuoto in ciò che sputo
Psichedelia
baciami
la luce mi odia
mi odia
Verde velluto isterico
puzza di vuoto alcoolico
schianti alogeni
sole sintetico.

ARABESQUE

Per dispetto e per diletto
ladri d'anime in difetto
teatro d'ombre e paranoia
chiuso tra gli ostacoli
che io ho disseminato
Così anch'io mi alienerò
sto sepolto dentro me
non temo più di disegnare
rose rinsecchite
sporche del sangue
di chi ha provato a pungersi
Nuova forma di solitudine
mi manca il fuoco
e quella parte di me
Hai mai visto nessuno morire nel sole?
Sono stanco di andare a ritroso a carponi
così fuori da credere
che la materia sia illusione
e il cielo una gabbia
Lascia che il grido si denudi
della mia rabbia
La parola ha mille occhi
che ti spiano
La pellicola notturna
in cui mi eclisso
bacia i sensi
di una luna affamata
So coltivare stupore
sulla tua terra di noia
Il blu più vivo
si staglia sfilacciato
come le cose che ho già avuto
quelle che ora ignoro
e quelle che ora voglio.
Arabesque
io respiro la tua pazzia
Arabesque
sete di pelle di miele e seta
Arabesque
il silenzio che incalza e frusta
Arabesque
ebano olio aromi d'oriente
Arabesque
persa nell'ombra che disegni
Arabesque
persa nell'arte che celi
agli occhi sbiaditi del mondo

CALMA APPARENTE

Sono un dannato
sull’orlo di un abisso
dove l’odio genera mostri
Nella mia trappola di vetro
Voglio vedere nascere
Tra la nebbia
Una stella nell’azzurro,
che mi avvolga
nel suo cielo.
Eleganza anonima
Il sole scherza con te
Castigo del mio orgoglio
Respiro il profumo
del tuo seno
Di te amo tutto
crudele e implacabile
persino il gelo
attraverso cui
mi appari anche più bella.
Imparo la legge della tua bellezza.
Nei tuoi occhi nasce la passione
Prendono forma amori falliti
In un cielo liquido che ci avvolge.
Mi farò scudo con la mia apatia
e tutto intorno profuma
di calma apparente.

PEYOTICA

Un bel ricordo fuori fuoco
alzatosi dal buio ora levita
Piovono incantesimi
su una mano gelida.
Bacio labbra gelide
Lacrime vagolano fulgide
date in pasto alla mia nullità.
Siamo ubriachi di inutilità.
Piango il mio veleno amniotico
mentre affiora il magma della morte.
Lievi eravamo e lievi saremo
ma oggi pesanti sui nostri piedi.
Luci rubino fuori fuoco
regalano ai miei occhi pace magica
Quasi peyotica.
peyote ipnotica
peyotica
peyotica
peyotica
peyotica

LEIT-MOTIV SPERIMENTALE DEGENERATIVO

Passammo il limite più e più volte
così tornammo al punto di partenza
la scatola di neuroni racchiudeva
miliardi di pensieri
che volteggiavano come in un imbuto
ed io nel fondo
come i bambini intenti ad afferrare
giostre colorate sopra i loro nasi
e sono nel letto ma è come se fossi
in un miliardo di altri strani posti
a volte il letto è un non luogo
è un altro-quando
ed è il blue bus di Jim Morrison
il blue sky dei Pink Floyd
è il pigiama di Pentothal
l'urlo di Cobain
il quasi-mutismo di Ian Curtis
ed io mi specchio nel mio caos
nei miei jeans di vetro infrangibile
alzo la zip
dopo aver pisciato i miei fantasmi
fuori da me
e dopo averli chiusi in una bottiglia
via in balcone
in faccia al Vaticano
di periferia.
Forse ho perso il momento
non ho chiuso la porta
non ho chiuso il tappo
non ho chiuso il balcone
non ho tolto l'imbuto


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NIENTESENTO NIENTEDO

Pago a rate la mia morte
gli infiniti esotici
evolvono in claustrofobia
niente sento e niente do
scricchiolando su di te
mangio vermi e vomito
sepolto in vasche asettiche
Rido, io rido rido di me
Pago il prezzo per la noia
e per chi non torna più
c'è un pianto che mi piove addosso
mentre volo verso zero
c'è un pianto senza voce ormai
soltanto io lo sento e sai
Io rido, io ridorido di me
Sono in trappola nel posto più mio
Il fantasma inquietante
mi aspetta a tarda sera
si siede sulle mie colpe
Guardo il panorama psicotico
appiattirsi all'orizzonte
e ingoiare il sole
Me ne vado in silenzio
rubandogli l'ultima chance.

SEMPRE ZERO

Ed era un caos così ordinato
da annientarmi in un minuto
e fu il terrore del normale
tutto ciò per cui sbavai
Stiracchiato e senza volto
nei gorghi dello zero.
Niente si salva lassù nella nebbia
solo piaceri di venti secondi.
Sorridevo per ogni sconfitta
sgretolandomi poco per volta
e arreso ai tuoi rintocchi
anche l'alba fu una beffa
nel suo zampillare di rosso
mentre io tremando avevo
sogni più grandi delle mie tasche
e tanta sabbia nelle mie scarpe.
E i fiori e i lucci non hanno peso
nessuno crede alla morte il pomeriggio
e se fummo stolti a volere la notte
fu un suicidio invocarla ancora.
Nella stagione della rivolta
battelli di carta prendono il largo
e i tuoi sospiri -note scomposte-
se uniti ai miei divengono musica
e non serve pesare le proprie scelte
perché tutto si svuota e tutto si riempie
e le mie lacrime non bagnano più
le mie lacrime non bagnano più.


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