sabato 21 febbraio 2009

LA BALLATA DELLA PRECARIETA'

Nello specchio lucente e falso
si cela una macchina già al collasso
Sento l'eco di fasti e brindisi
di virtuosi autoproclamatisi
atenei immuni alla crisi.
Giochi tortuosi la nostra paralisi,
e un tempo la crisi era per carestie,
oggi per speculazioni e manie.

Oggi che siamo tutti precari,
oggi che siamo tutti più schiavi
rimpiangi la caduta dei fari
dei fari rossi che tanto odiavi.

Questa mia terra è una prigione
gran bella gabbia: intorno c'è il mare
e mentre chiediamo retribuzione
un'altra parte di te scompare

Sventola lieto il tuo tricolore
là dove espatria un ricercatore,
dove lo scettro è in mano al politico
alla velina e al calciatore.

Dove si taglia ad arte e cultura
alfieri scomodi alla dittatura
dove lo stato inciampa e tramonta
e paghi dazio al bastardo che conta

E quando i nani diventano otto
ci spetta un inverno senza cappotto
se poi i nani divengono nove
ti trovi nudo nel giorno in cui piove

e piove al nord, grandina al sud
via gli atenei, volete i fast-food
Vorrei i tornelli nel parlamento
piango su mostri di ferro e cemento

Vedo processi modificati
fatta la legge trovato l'inganno,
depenalizza un po' di reati
un nuovo decreto salva-tiranno

Paghiamo in dieci le tasse di cento,
ma l'evasore è protetto e contento
Sventola fiero il tuo tricolore
mentre nel freddo c'è gente che muore
e la salvezza è un inceneritore:
ti dà energia, denaro e tumore.
Non morirai da disoccupato
ma muori orfano dello stato.

Nessun commento:

Posta un commento